DOMENICA, 23 FEBBRAIO 2020
VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
ANNO A – 23 FEBBRAIO 2020
PRIMA LETTURA – DAL LIBRO DEL LEVITICO (Lv 19,1-2.17-18)
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Non coverai
nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”». Parola di Dio.
Tre raccomandazioni forti: la prima corrisponde ai primi due versetti del brano e richiede la santità stessa di Dio, vale a dire: 1) separazione dal male, poichè chi è del Signore non ha comunanza alcuna con il peccato e manifesta assoluta distanza e totale alterità da ogni forma di malvagità; 2) preservare il fratello dallo stesso male fino a rimproverarlo per amore per non mostrare alcuna accondiscendenza verso ciò che Dio aborrisce; 3) amare il prossimo come se stesso che spiega il perché del rimprovero: è necessario, infatti, usare tanta cura e premura nel salvaguardare il proprio fratello dal male da farlo come se la cosa riguardasse la nostra stessa persona.
SALMO RESPONSORIALE – Dal Sal 102 (103)
Rit: Il Signore è buono e grande nell’amore
Benedici il Signore, anima mia, / quanto è in me benedica il suo santo nome. / Benedici il Signore, anima mia, / non dimenticare tutti i suoi benefici. Rit. Egli perdona tutte le tue colpe, / guarisce tutte le tue infermità, / salva dalla fossa la tua vita, / ti circonda di bontà e misericordia. Rit. Misericordioso e pietoso è il Signore, / lento all’ira e grande nell’amore. / Non ci tratta secondo i nostri peccati / e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Rit. Quantodista l’oriente dall’occidente, / così egli allontana da noi le nostre colpe. / Come è tenero un padre verso i figli, / così il Signore è tenero verso quelli che lo temono. Rit.
Il salmo 102 (103) è un vero inno alla benevolenza di Dio Padre. E’ davvero bello leggerlo, rileggerlo e, addiririttura, gustarlo: queste parole hanno il potere di addolcire il cuore e di restituirci un’immagine splendida della soave paternità di Dio. Ecco, fa’ proprio così: ti consiglio di leggere il salmo più volte e di portare dentro di te il vero volto di Dio, quello che solo lo Spirito Santo può rivelare. Se lo farai, sarai penetrato da un’immensa ondata di tenerezza e di amabiità. Questa è la liturgia: vivere intensamente il mistero e accondiscendere all’invito dello Spirito di entrare nell’abito esclusivo del divino. Coraggio, fallo subito e di buon grado, lasciandoti cullare e accarezzare dal sentimento paterno di Dio. In questo modo diventi tempio.
DAL VANGELO DI MATTEO (Mt 5,38-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’
a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola del Signore.
L’ Antico Testamento permetteva di restituire il male al nemico, ma evitando quasiasi esagerazione. Questo significa occhio per e occhio e dente per dente, non che tu mi fai uno ed io te ne restituisco dieci! Il Discorso della montagna manifesta un’altra logica, quella dell’amore. Mostrare l’altra guancia non è segno di debolezza o meschina e invertebrata sottomissione, propria di chi non ha carattere: è una logica superiore, è l’attuazione della forza travolgente dell’amore che salva proprio chi ti sta facendo del male. Non è cosa naturale, poiché la natura – al contrario – ci spinge ad usare il contraccambio con l’interesse; qui, invece, appare l’Amore di Dio. Cosa analoga è per i precetti: Amare il nemico e pregare per quelli che ti perseguitano: non sono solo difficili, sono umanamente impossibili. Si possono osservare tali comandi solo se la forza di Dio opera dentro di noi. La loro osservanza costituisce la prova incontrovertibile della presenza dello Spirito. Su tutto si può barare, su questo no. La violenza e il sopruso, il dispetto e l’odio, pur- troppo, scatenano reazioni contrarie incontrollabili, spesso addirittura superiori allo stesso male ricevuto, poiché l’ira, si sa, acceca!
SECONDA LETTURA – DALLA PRIMA LETTERA S. PAOLO AI CORINZI (1Cor 3, 16-23)
Fratelli, non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei
sapienti sono vani». Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. Parola di Dio.
Per la terza volta, e in tre domeniche successive, ritorniamo sul tema della sapienza di questo mondo poiché S. Paolo insiste su questo tema e asserisce che i sapienti di questo mondo cadono nella trappola preparata dalla loro astuzia. L’argomento nasce dalle divisioni del corpo della Chiesa (chi si dice di Paolo, chi di Apollo, chi di Cefa, etc.) rivendicando ognuno una propria verità derivante da una sapienza addomesticata e ideologizzata. L’ Apostolo asserisce fermamente che ogni cosa non costruita sul fondamento di Cristo cadrà e – insieme con essa – cadrà anche la propria persona, perché si distrugge il tempio di Dio in quanto nel cristiano abita lo Spirito.
MESSAGGIO E ANNUNCIO
Quella di oggi è una celebrazione nevralgica della Parola, un passaggio cruciale. La nostra fede, infatti, non ci porta solo a riconoscere l’esistenza e la potenza di Dio, riconosciuta e temuta finanche dalle forze tenebrose del male, e neppure ci porta a dare a Lui solo la dovuta riverenza, ma chiede di cambiare la nostra vita, adeguandola alla misura e alla dimensione divina. Questo è il messaggio evangelico di oggi: accogliere l’invito alla conversione, a cui dichiareremo di aderire mercoledì prossimo (inizio della quaresima), piegando il capo per essere cosparsi di cenere. Concretamente, vuol dire: immettersi in un fattivo e concreto cammino di cambiamento, che – da una parte – significa aborrire la logica insipiente di questo mondo, che usa il metodo dell’inganno, del sopruso e della violenza; dall’altra, di scegliere la via dell’umiltà e dell’abbandono in Dio, che ci porterà fino alla compartecipazione della passione di Gesù e di risuscitare con Lui a vita nuova mediante la forza dello Spirito. Da questo luminoso cammino quaresimale nasce quella forza che consente l’abbandono della vana sapienza di questo mondo, del mostrare l’altra guancia, del pregare per i persecutori, dell’essere santi della stessa santità di Dio.
Carissima/o non so perché stai leggendo queste parole né conosco chi ti induce a farlo, ma so per certo che, se lo stai facendo, qualcuno ti ha misteriosamente condotto a farlo e, altrettanto misteriosamente, ti sta guidando. Sono certo perché questo messaggio esprime la mia intima convinzione: il Signore non vuole da me e da te solo formali atteggiamenti di generica adesione o di semplice consenso intellettuale; desidera fatti, scelte, finanche di fare violenza alla nostra volontà, la quale è portata per natura solo al diletto e a superficiale curiosità.
Stiamo vivendo un’epoca che c’impone grave responsabilità: il filo si è fatto corto e non c’è più spazio per rimandare, tergiversare e procrastinare oppure per accampare scuse miserevoli: siamo chiamati a sciegliere tra il bene e il male, la vita e la morte; ce lo diceva già il Libro del Siracide, domenica scorsa, ricordì? Tu devi dire se tutto ciò ti riguarda. Coloro che si sentono spinti ad intraprendere un coraggioso cammino di cambiamento, infatti, sentono che è giunto il momento di una scelta, da compiere da persone mature! Dio si rivolge a noi perché, per il battesimo, siamo possessori dello Spirito di Dio e ci chiede di non indurire il cuore, di lasciarci prendere per mano dalla Santa Madre Chiesa, la quale – mediante la Parola e i Sacramenti – ci consentirà di vivere un tempo come non l’abbiamo mai vissuto. Necessita, però, una serena obbedienza, un docile ascolto e un profondo raccoglimento. A chi può, raccomando vivamente la quotidiana Celebrazione Eucarestica, come anche raccomando la quotidiana meditazione della Parola, il digiuno nei venerdì e la Via Crucis. Ci verrà chiesto preghiera, elemosina e digiuno, da non vanificare e rendere risibile usando forme grottesche. Digiuno significa digiuno ed elemosina significa carità, cioè frutto della penitenza. Ma senza – come ascolteremo – facce smunte e occhi lacrimosi: tutto dev’essere offerto con gioia e passione, non dimenticando, comunque, che noi apparteniamo a quello spicchio di umanità, opulenta e viziosa, di cui almeno la metà, gradirebbe l’avanzo e il rimasuglio. Per essere onesti, con ciò voglio dire che non si tratta di assumere i panni caritatevoli del filantropo, il quale si fa bello nel distribuire ai poveri ciò che gli cade dalla tasca piena e che ha pure la faccia tosta di chiamarla: condivisione. Un cavolo. Questo è becero e sfacciato fariseismo! Dobbiamo vivere una quaresima di penitenza per restituire appena un po’ di quanto abbiamo rubato al prossimo! Diceva S. Basilio Magno: Il pane che a voi sopravanza è il pane dell’affamato; la tunica appesa al vostro armadio è la tunica di colui che è nudo; le scarpe che voi non portate sono le scarpe di chi è scalzo; il denaro che voi tenete nascosto è il denaro del povero; le opere di carità che voi non compite sono altrettante ingiustizie che voi compite. (Omelia VI in Luca, XII,18). Sì, fratelli, questa deve essere una quaresima di ripa- razione: il digiuno e la carità sono solo un modico rimborso del cristianamente dovuto. Un modo efficace e di far digiuno del tempo per dedicarlo all’elemosina della visita degli ammalati, non solo di quelli allettati, ma anche delle persone sole e abbandonate e di quanti nella via sono davvero derelitti.
Allego a questo spunto omiletico, la terza parte della catechesi di Kiko Arguello, fondatore del Cammino Neocatecumenale, che ha per titolo: Vivere la vita di un altro. Le due precedenti parti sono state alle allegate alle Domeniche 9 e 16 febbraio 2020. Si tratta di un annuncio chiaro, limpido, soprattutto logico. A me, lo ripeto, nel lontano 1987, fece molto bene. Essendo un messaggio predicato d’un fiato, a braccio, e da uno spagnolo, c’è stato bisogno di qualche ritocco per renderlo scorrevole, senza alcuna compromissione e del pensiero e della relativa sequenza logica.
Kiko Arguello, VIVERE LA VITA DI UN ALTRO,
catechesi fatta a Foggia nel 1987, TERZA PARTE.
Per me, fratelli, questa è l’unica speranza che ho nella mia vita, non so quando vivrò ancora, non conosco le sofferenze che devo subire, le incomprensioni, eccetera, cose normali: l’unica cosa che mi sostiene è la speranza che in me se possa riprodurre un pochino Cristo e Cristo crocifisso.
Io mi rendo conto quanto mi manca del Signore, Lui che ha subito una così grande contrasto da parte dei sacerdoti, della politica e da parte di tutti. Spero che la vita mi faccia assomigliare un pochino a Cristo crocifisso, perché se qualcuno m’insulta, posso rassomigliare al Signore della gloria, a Dio che ha accettato di essere insultato per me.
A me, infatti, nessuno mi può insultare. Se qualcuno mi alza la voce, gli do un pugno sul naso. Ma se ripeto a me stesso che a Lui l’hanno coronato di spine, gli hanno messo un sacco sulla testa e con un bastone gli davano sulla testa e dicevano: Profeta indovina chi ti ha colpito? A me, invece, non mi può colpire nessuno; nessuno mi può criticare, né mi può attaccare, nessuno: perché io mi difendo come una belva contro tutti. E mi posso dire cristiano? Ma Cristo m’insegna ad assomigliare un pochino a Lui. Dice San Paolo che la sua unica gloria è assomigliare a Cristo e a Cristo crocifisso. Perché? Perché Cristo nella sua croce ha mostrato veramente la capacità di amare che aveva, perché essere capace di amare vuole dire che sei libero. L’egoista, il nevrotico è uno schiavo di se stesso, della sua nevrosi, un iracondo, è uno che è come maledetto da se stesso: poterti dare, poter spendere la tua vita in Africa, poter dare la tua vita per gli altri: questo è libertà! E come possiamo spendere la nostra vita? Dove? Sulla croce. La missione dei cristiani è una sola: quella missione sacerdotale, donare noi stessi sull’altare della nostra storia, per gli altri. E se uno non riesce a donarsi? È poveraccio! Sì, uno ha una vita piccola. È così schiavo che arriva a casa, la moglie non si comporta in una certa maniera, ed è già stai distrutto: se ne va via, diventa un violento, rompe qualche cosa. C’è gente che non può sopportare che nulla gli sia contrario perché è distrutto: perché non ha capacità di soffrire per l’altro, non ha capacità di amare, è uno schiavo, poveraccio, e soffre moltissimo. Soffre perché i figli non gli obbediscono, soffre perché la moglie non è come lui la vuole, tutto lo fa soffrire. Costantemente la sua vita è un inferno perché lui è dio, tutti devono obbedire a lui, tutti. Ecco, lui – costantemente – non si sente amato. E’ accerchiato – costantemente – da una morte terribile e la sua vita è molto, molto è difficile.
Ma qualcuno, fratelli, ci ama enormemente e ci ha inviato Gesù per spezzare questo cerchio e dare così a noi la possibilità di risuscitare con Lui a una vita nuova. Dice San Paolo: « Fratelli che siete stati comprati ad alto prezzo» (1 Cor 6,20), siete stati comprati con il sangue di Cristo, non siete più debitori ai vostri genitori della vita; che la vita che vi hanno dato i vostri genitori vi ha portati dove? A morire e basta. Ma Cristo vi ha comprato spargendo il suo sangue per voi affinché voi possiate vivere non la vostra vita di prima, ma una vita nuova.
Quanti di voi qua fate la vita di Cristo? O forse vedete che nella vostra vita voi siete dio di voi stessi e allora siete condannati a peccare perché la concupiscenze della carne, il desiderio della carne prendono sopravvento su di voi e siete schiavi e non vivete la vita de Cristo e non fate la sua volontà. Chi vive in Cristo è una creatura nuova. Chi fa la volontà de Cristo è una nuova creatura e Cristo vive per lui e cammina per la strada, cammina Cristo in lui e chi ascolta quel ragazzo ascolta Cristo e chi tocca quel ragazzo tocca Cristo e se spargete il sangue di quel ragazzo, spargete il sangue de Cristo, perché quel ragazzo non è più quel ragazzo, è un tu con Cristo, è Cristo con lui. Questo è il Cristiano oggi nella nostra società, veramente cristiano, perché abita in lui la santa vita, la vita eterna abita in lui. Dio ha deposto in quel ragazzo la sua Shekinah, la sua gloria, il suo Spirito è disceso su quel ragazzo e lo ha posseduto e Dio abita in lui.
Quel ragazzo può anche uscire da questo piano di salvezza e peccare mortalmente e se Dio ha detto: «Non fornicare» lui può fornicare e uccidere la vita divina in se stesso. Immediatamente, diventa schiavo della morte di nuovo. Entra nella morte e la sua vita è diretta non più dallo Spirito Santo perché lo Spirito Santo è andato via e la sua vita è ottenebrata. Per questo, fratelli, Cristo ci propone, ci propone la vita nuova in Lui. Vivere in Cristo una vita nuova, una vita che è piena de avventura, una vita che è la vita di Cristo perché, chi nasce di nuovo, dice Cristo, è come il vento: non sai di dove viene né dove va, soltanto senti la sua voce.
Che sarà della mia vita domani non lo so, non è programmato nulla. Nel mondo tutto è programmato; nei cristiani niente! Oggi sono qua, domani non lo so.
Vivere in Cristo è una cosa enorme, quello che si chiamava prima vivere in grazia di Dio, vivere in Cristo, significa essere abitato dallo Spirito di Cristo, avere dentro vita e vita eterna. Non tutti hanno la vita eterna, non so quanto qui siete in grazia di Dio e avete dentro la vita eterna. Molti che siete qui non avete la vita eterna. Nel vangelo gli uomini si dividono in due classi: i vivi e i morti. Molti sono quelli che sono condannati a morte: facciano quello che facciano, loro invecchiano e muoiono, ma Cristo ci ha donato in lui la possibilità di vivere, di essere, di vivere una vita nuova, di essere risorti con Lui, di avere dentro una vita eterna.
Allora fratelli, come non desiderare morire? Io ho fatto ultimamente un canto: «Portami in cielo», proprio per questo, perché dice San Paolo che morire e con molto meglio che vivere. Perché? Perché morire è andare con Cristo. E’ chiaro chi non ha trovato Cristo dice: “E andare con Cristo a che cosa serve? Che cos’è questo? Dove sta qui Cristo? Ma che cos’è questo Cristo? A me piacciono le ragazze, ma che scherziamo? Cristo, Cristo che cos’è questo? Tu l’hai visto? Io non ho visto niente”. E’ chiaro che a questo punto, per un tipo così andare con Cristo non ha senso. pe Dice San Paolo che: « è molto meglio morire, perché morire è andare con Cristo». Senza dubbio, dice: non so più che cosa fare: se vivere per il servizio o morire, ma morire è molto meglio perché è andare con Cristo. Io spero che il Signore vi permetta a quelli che siete nel cammino, che lo Spirito de Cristo vi vi garantisca dentro il suo amore e vi permetta di cominciare amarlo, perché lui è buonissimo. Amare a Cristo veramente, vi riporto a questo desiderio di morire per andare con lui. Non so quanto vivremo tutti, ma io sono impressionatissimo da tanti fratelli che ho visto morire nel cammino, che muoiono come santi perchè lo Spirito li aiuta e li garantisce che morire non è orribile. Ma come morire? Dies Natalis li chiamava la chiesa, GIORNO DELLA NOSTRA NASCITA, MORIRE E’ ANDARE CON IL SIGNORE, VERAMENTE, ma lo crediamo o non lo crediamo? Io non sono qui a ingannarvi. Ok, qualcuno mi ha, mi sono lavato il cervello, che sono così incretinito da dire cose a vanvera e stupide. Ma no fratelli, assolutamente.
Ma è vero Kiko, ma è vero assolutamente che esiste nella tua vita? Tu l’hai visto? Ma che … anche se le avessi visti con li occhi potrei pensare dopo due anni che avevo avuto delle visioni. La fede non è che tu l’hai visto, anche chi ha la visione può fallire; la fede è un dono che viene dal cielo e lo hai ricevuto nel tuo battesimo, tutti quelli che siete battezzati l’avete ricevuto dal Signore nella Chiesa. E se siete qua è perché Dio vuole farti rivivere, vuole che sia vivo in voi.
LA FEDE E’ UN DONO IMMENSO, ENORME, E’ QUELLO CHE TE GARANTISCE CHE DIO TE AMA, CHE DIO E’ TUO PADRE che ti dice Dio ti ama. (lunga pausa) Allora, io posso soltanto darvi la mia piccola testimonianza, quel che Dio sta facendo un po’ con me dentro la mia: sono un peccatore più grande di voi che non merito neanche di stare qui a parlare. Ma il Signore ha voluto che stia qua. Va bene, obbedisco e sono qui a dirvi qualche cosa, sperando che il Signore che mi possa aiutare a prepararvi ad accogliere il Santo Padre, lui si che è santo, buonissimo, sta dando la vita per la sua Chiesa. E’ molto più vecchio di me, io mi stanco tantissimo e penso come farà lui poveraccio in tutti questi incontri, questi giri, questo spendersi giorno dopo giorno, lavorando sedici ore al giorno per la Chiesa, con tutti i travagli, con tutti i problemi della Chiesa, con una pressione psicologica di tutti i conflitti della Chiesa. Veramente, possiamo ringraziare Dio di questo Vescovo di Roma, il Papa, che ha questa missione oggi. Ecco la missione de Pietro come segno della comunione è fondamentale della Chiesa. Sono contento che anche voi della vostra diocesi potete mostrare l’amore che avete alla Chiesa e la sua figura, l’amore alla Chiesa che è la madre che sta dando la fede a voi. Se qualcuno di voi ha amore per la Chiesa questa è la gestazione della vita eterna, la vita nuova la dà la Chiesa che è nostra madre, la cui figura come sapete è la Vergine Maria. La Vergine Maria che anche lei ha ricevuto un angelo, un inviato che le ha detto: «Rallegrati Maria, una buona notizia per te: Dio ti ama! sei la piena de grazia, piena dell’amore de Dio, in te nascerà il Salvatore, il Principe della pace che tutti chiameranno santo». Ecco quello che noi annunziamo sempre nelle catechesi, il Kerygma, la buona notizia: Dio ha avuto misericordia di noi, ci ha amato; ecco che ti porta una buona notizia. Maria dirà: «Ma come è possibile questo?» e l’angelo dirà: «Ecco che, sarà opera dello Spirito Santo, lo Spirito Santo ti coprirà con la sua ombra», e lei dirà: «Sia fatto in me secondo la tua parola». A questo annunzio lo ha preceduto un altro: c’è anche un altro angelo, che sotto la figura del serpente, annunzia ad Eva un’altra cosa.
Maria quando ha detto: “sia fatto di me secondo la tua parola”, lo Spirito Santo lo ha coperto con la sua ombra e a cominciato a gestare in essa il nostro Salvatore, il Figlio di Dio, così anche e la prima Eva al credere all’annunzio del demonio, che sapete che Eva ed Adamo siamo noi, quando messi di fronte all’albero della legge. Tutti siamo messi costantemente tentati, per questo la fede è un combattere, è vivere liberi, però costantemente viene riproposto a noi la possibilità di lottare per il Signore o lottare per noi stessi o lottare por farmi dio di me stesso. Quando viene proposto a Eva, di fronte all’albero della scienza del bene e del male, che io mi posso trovare di fronte a una proibizione, al male, a una proibizione Dio m’ha detto: “Non farai questo, non è buono, non è buono rubare o non fare questo”, ma il demonio si insinua dicendomi: “Ma chi l’ha detto che non è buono? A te sembra buono perché devi, si a te sembra buono perché non lo devo fare? Chi ha detto che quello non si può fare?” Io dico: “ No, Dio ha detto che se lo faccio morirò” e il demonio ti dice: “ Non è vero che morrai. Dio sa molto bene che il giorno che tu mangerai sarai dio di te stesso perché adesso hai fatto esperienza del peccato, del male e non avrai bisogno che nessuno ti dica come un bambino: “ Fa questo, non fare questo”. Da solo potrai decidere. Eva, vedendo che questo era buono alla vista e buono anche per raggiungere la sapienza, mangiò e diede da mangiare a suo marito. Cioè mangiare, peccare, cioè fare l’esperienza del peccato, significa dire al demonio: “ Tu hai ragione”, amen al demonio, significa Dio quando mi ha messo una proibizione vuole dire che Dio non mi ama perché me limita, è geloso di me, ossia è affermare che Dio non esiste perché Dio non è amore, è rovinare e rompere tutta la creazione, è distruggere dentro di noi l’immagine divina, la immagine di Dio è Cristo. Dio ha creato te e me, dicevo al principio, in Cristo cioè in relazione filiale, in relazione d’amore con lui, in relazione d’amore con gli altri. Noi viviamo perché Dio è amore e ci ha dato questo essere di amore, ma se e ci ha fatto liberi, il demonio ci ha presentato un’altra cosmogonia, un’altra modo di vivere: rinnegare di Dio e farci noi dio di noi stessi. Però dicevo, ricapitolando detto al principio, che questo provoca nell’uomo qualcosa de molto profondo: peccando l’uomo dice: “Dio non esiste”. Allora, se Dio non esiste, chi mi ha creato? Sono solo, divento solo, conosco a livello ontologico la morte dell’essere e, conoscendo la morte del mio essere, quello che mi farmi essere persona, essere è che qualcuno mi da l’essere, ma se Dio non me da l’essere, se Dio non mi fa essere chi mi sta mi facendo essere uomo, perché mi sono stato creato? Non lo so. Allora conosco la morte ontologica del mio essere. Ecco che la morte diviene padrone della mia vita, diviene qualche cosa che mi accerchia, io adesso ho terrore della morte perché sono solo, ho rotto il laccio di amore, il tu che c’era prima in me di dialogo di amore con Dio. Adesso mi rendo conto che sono vuoto, solo, eccetera. Ecco dicevo, ecco a questa situazione, che è situazione di peccato non solo giuridica, ma anche una situazione esistenziale in cui vivono tutti i tuoi amici, che vive la gente, perché il battesimo che ci è stato dato da piccoli è stato dato non come una cosa magica, ma è stato dato nella fede della Chiesa, con la speranza cioè che, quando il bambino diventerà adulto, lui stesso possa aderire a questo battesimo e possa realizzare in lui ciò che il battesimo significa, cioè la liberazione, la salvezza, lo spezzare le catene della morte ed essere libero dal peccato, dalla forza del peccato, e divenire veramente un figlio di Dio. Ma questo, per moltissima gente, non è per niente vero, cioè: sono stati battezzati, ma sono ancora in galera, sono gente che uccide, gente che fornica, gente che odia o gente che non ha lo Spirito de Cristo. E lo Spirito di Cristo, fratelli, è una libertà, è rompere queste catene, distruggere dentro di noi il peccato e donarci la possibilità di relazionarci di nuovo con Dio, di dire a Dio: “ Padre, Abba, Babbo, Papà”.
Segue, domenica prossima, la IV parte, l’ultima.