Epifania del Signore e adorazione

4 Gennaio 2025 Off Di Fra Michele Perruggini

1. L’Epifania come chiamata universale alla luce. L’Epifania celebra la manifestazione di Gesù come luce del mondo, non solo per il popolo d’Israele ma per tutte le genti. I Magi (Magoi) rappresentano le nazioni e culture che cercano Dio, ma anche gli ebrei della diaspora babilonese che vorrebbero una riunificazione sutto il Messia Re di Giudea.

Questo ci invita a riflettere su come siamo chiamati a essere luce per gli altri, soprattutto in un mondo segnato da divisioni, conflitti e oscurità morale. Oggi, come i Magi, siamo chiamati a seguire la stella della giustizia, della pace e della solidarietà.

2. La ricerca di Dio nelle “stelle” del nostro tempo. I Magi seguono una stella che li conduce a Gesù. Nella nostra epoca, ci sono molte “stelle” (the stars) che possono guidarci, ma non tutte portano alla verità. La tecnologia, il successo o il benessere materiale possono diventare illusioni e appariscenze. L’Epifania ci invita a discernere ciò che veramente ci avvicina a Dio e agli altri, lasciandoci ispirare dalla stella della fede, della speranza e della carità.

3. L’umiltà di incontrare Dio nei luoghi semplici. I Magi, mentre cercavano il Re vanno da Erode, ma trovano Gesù non in un palazzo regale ma in una modesta casa. Questo è un forte richiamo all’umiltà e alla capacità di riconoscere Dio nei luoghi semplici della vita: nei poveri, nei malati, nei bambini. Anche noi possiamo “vedere” Dio se ci apriamo a incontrarlo nelle realtà quotidiane, lontano dagli scenari grandiosi del potere e della ricchezza.

4. Donare ciò che si ha di più prezioso I Magi offrono oro (Re), incenso (Sacerdote) e mirra (unguento con cui si ungevano i cadaveri), simboli della regalità, della divinità e del sacrificio di Cristo. Anche noi siamo chiamati a donare ciò che abbiamo di più prezioso: il nostro tempo, i nostri talenti e le nostre risorse, mettendoli al servizio degli altri. L’Epifania ci insegna che il vero dono è l’amore che si traduce in azioni concrete, fino alla croce.

5. L’importanza del discernimento nella vita. Dopo aver incontrato Gesù, i Magi scelgono un’altra strada per tornare a casa. Questo simboleggia un cambiamento di vita, una nuova direzione. Anche noi, dopo aver incontrato Cristo, siamo chiamati a cambiare il nostro cammino, a orientarci verso ciò che è buono e giusto, anche se comporta sacrifici e scelte difficili.

6. L’invito a una Chiesa aperta e missionaria. L’Epifania è una festa missionaria: ricorda che il messaggio di Cristo è per tutti, senza distinzione di cultura, lingua o condizione sociale. Oggi, la Chiesa è chiamata a essere come la stella che guida le persone verso Cristo, offrendo testimonianza di accoglienza, dialogo e unità.

ADORARE: ETIMOLOGIA, TEOLOGIA E SPIRITUALITÀ

1. Etimologia del termine “Adorare”. Il termine “adorare” deriva dal latino ad-orare, composto da: Ad: “verso” o “di fronte a”. Orare: “parlare” o “pregare”. Letteralmente, significa “rivolgersi con venerazione, parlare con riverenza”.

Nell’antichità, il gesto dell’adorazione era accompagnato da segni esteriori, come prostrarsi o portare la mano alla bocca per un bacio simbolico rivolto a una divinità o a una figura di grande rispetto. Nella Bibbia, il termine si traduce spesso con il verbo greco προσκυνέω (proskyneō), che significa “prostrarsi” o “inchinarsi con riverenza”. Questo gesto implicava un riconoscimento della superiorità di Dio e la volontà di sottomettersi alla Sua sovranità.

2. Adorazione: il significato teologico. Dal punto di vista teologico, adorare è l’atto con cui l’uomo riconosce Dio come Creatore, Signore e Salvatore. È il più alto atto di culto, che spetta esclusivamente a Dio. L’adorazione coinvolge l’intero essere umano:- L’intelletto, che riconosce la grandezza e l’infinita perfezione di Dio. – La volontà, che si sottomette liberamente alla Sua maestà. – Il cuore, che risponde con amore.

Adorare, dunque, significa riconoscere Dio come centro della vita. Non è solo un atto liturgico, ma un continuo atteggiamento di gratitudine, umiltà e amore. L’adorazione trasforma la nostra vita e ci conduce a vivere in piena comunione con Dio e con il prossimo.

Nell’Antico Testamento, l’adorazione è centrale nella vita religiosa di Israele. La legge mosaica sottolinea l’importanza di adorare solo Dio: Adorerai il Signore tuo Dio e a lui solo renderai culto (Dt 6,13). L’adorazione di falsi dèi è vista come il peccato più grave, poiché viola il primo comandamento.

Nel Nuovo Testamento, Gesù ribadisce l’importanza dell’adorazione autentica: Viene l’ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità (Gv 4,23). Qui l’adorazione è vista come un atto interiore, non legato esclusivamente a luoghi o rituali esteriori. La Chiesa primitiva sviluppa l’idea che l’adorazione si esprime pienamente nella celebrazione dell’Eucaristia, il sacrificio perfetto e l’incontro reale con Cristo.

3. L’adorazione nella vita spirituale. Adorare Dio non è solo un atto liturgico, ma uno stile di vita. Esso si realizza attraverso:

– La preghiera personale e comunitaria: L’adorazione si manifesta nell’adorazione eucaristica, nei salmi, e in altre forme di preghiera.

– La contemplazione: Un’adorazione silenziosa, in cui l’anima si unisce a Dio senza parole.

– Il servizio al prossimo: Come ricorda Gesù, servire gli altri è un modo di adorare Dio: Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,40).

4 – Gli atteggiamenti dell’adorazione:Umiltà: riconoscere la propria dipendenza da Dio. – Gratitudine: lodare Dio per i suoi benefici. – Obbedienza: vivere secondo la Sua volontà. – Amore: l’adorazione è incompleta senza un cuore che ama Dio sopra ogni cosa.

5. Esempi biblici. – I Magi: dopo aver trovato Gesù, si prostrano e lo adorano, offrendo doni (Mt 2,11). Questo è un esempio di come l’adorazione sia accompagnata da un’offerta concreta. – Maria Maddalena: nel giardino, riconosce Gesù risorto e si inginocchia per adorarlo (Gv 20,16-18). – Il Salmista: venite, prostrati adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati (Sal 95,6).

6. Esempi storici. – Sant’Agostino: Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te (Confessioni). L’adorazione è il luogo del riposo dell’anima in Dio. – San Francesco d’Assisi si rivolge a Dio con parole di adorazione: “Altissimo, onnipotente, buon Signore, tue sono le lodi, la gloria e l’onore” (Cantico delle Creature).– Santa Teresa d’Avila: nel silenzio della contemplazione, adorava Dio con cuore puro, descrivendo l’adorazione come “l’amore che desidera solo Dio”.– San Giovanni Paolo II: L’adorazione ci guida verso un amore che non è fuga dalla realtà, ma un coinvolgimento più profondo con essa.