Epifania del Signore e adorazione
1. L’Epifania come chiamata universale alla luce. L’Epifania celebra la manifestazione di Gesù come luce del mondo, non solo per il popolo d’Israele ma per tutte le genti. I Magi (Magoi) rappresentano le nazioni e culture che cercano Dio, ma anche gli ebrei della diaspora babilonese che vorrebbero una riunificazione sutto il Messia Re di Giudea.
Questo ci invita a riflettere su come siamo chiamati a essere luce per gli altri, soprattutto in un mondo segnato da divisioni, conflitti e oscurità morale. Oggi, come i Magi, siamo chiamati a seguire la stella della giustizia, della pace e della solidarietà.
2. La ricerca di Dio nelle “stelle” del nostro tempo. I Magi seguono una stella che li conduce a Gesù. Nella nostra epoca, ci sono molte “stelle” (the stars) che possono guidarci, ma non tutte portano alla verità. La tecnologia, il successo o il benessere materiale possono diventare illusioni e appariscenze. L’Epifania ci invita a discernere ciò che veramente ci avvicina a Dio e agli altri, lasciandoci ispirare dalla stella della fede, della speranza e della carità.
3. L’umiltà di incontrare Dio nei luoghi semplici. I Magi, mentre cercavano il Re vanno da Erode, ma trovano Gesù non in un palazzo regale ma in una modesta casa. Questo è un forte richiamo all’umiltà e alla capacità di riconoscere Dio nei luoghi semplici della vita: nei poveri, nei malati, nei bambini. Anche noi possiamo “vedere” Dio se ci apriamo a incontrarlo nelle realtà quotidiane, lontano dagli scenari grandiosi del potere e della ricchezza.
4. Donare ciò che si ha di più prezioso I Magi offrono oro (Re), incenso (Sacerdote) e mirra (unguento con cui si ungevano i cadaveri), simboli della regalità, della divinità e del sacrificio di Cristo. Anche noi siamo chiamati a donare ciò che abbiamo di più prezioso: il nostro tempo, i nostri talenti e le nostre risorse, mettendoli al servizio degli altri. L’Epifania ci insegna che il vero dono è l’amore che si traduce in azioni concrete, fino alla croce.
5. L’importanza del discernimento nella vita. Dopo aver incontrato Gesù, i Magi scelgono un’altra strada per tornare a casa. Questo simboleggia un cambiamento di vita, una nuova direzione. Anche noi, dopo aver incontrato Cristo, siamo chiamati a cambiare il nostro cammino, a orientarci verso ciò che è buono e giusto, anche se comporta sacrifici e scelte difficili.
6. L’invito a una Chiesa aperta e missionaria. L’Epifania è una festa missionaria: ricorda che il messaggio di Cristo è per tutti, senza distinzione di cultura, lingua o condizione sociale. Oggi, la Chiesa è chiamata a essere come la stella che guida le persone verso Cristo, offrendo testimonianza di accoglienza, dialogo e unità.
ADORARE: ETIMOLOGIA, TEOLOGIA E SPIRITUALITÀ
1. Etimologia del termine “Adorare”. Il termine “adorare” deriva dal latino ad-orare, composto da: Ad: “verso” o “di fronte a”. Orare: “parlare” o “pregare”. Letteralmente, significa “rivolgersi con venerazione, parlare con riverenza”.
Nell’antichità, il gesto dell’adorazione era accompagnato da segni esteriori, come prostrarsi o portare la mano alla bocca per un bacio simbolico rivolto a una divinità o a una figura di grande rispetto. Nella Bibbia, il termine si traduce spesso con il verbo greco προσκυνέω (proskyneō), che significa “prostrarsi” o “inchinarsi con riverenza”. Questo gesto implicava un riconoscimento della superiorità di Dio e la volontà di sottomettersi alla Sua sovranità.
2. Adorazione: il significato teologico. Dal punto di vista teologico, adorare è l’atto con cui l’uomo riconosce Dio come Creatore, Signore e Salvatore. È il più alto atto di culto, che spetta esclusivamente a Dio. L’adorazione coinvolge l’intero essere umano:- L’intelletto, che riconosce la grandezza e l’infinita perfezione di Dio. – La volontà, che si sottomette liberamente alla Sua maestà. – Il cuore, che risponde con amore.
Adorare, dunque, significa riconoscere Dio come centro della vita. Non è solo un atto liturgico, ma un continuo atteggiamento di gratitudine, umiltà e amore. L’adorazione trasforma la nostra vita e ci conduce a vivere in piena comunione con Dio e con il prossimo.
Nell’Antico Testamento, l’adorazione è centrale nella vita religiosa di Israele. La legge mosaica sottolinea l’importanza di adorare solo Dio: Adorerai il Signore tuo Dio e a lui solo renderai culto (Dt 6,13). L’adorazione di falsi dèi è vista come il peccato più grave, poiché viola il primo comandamento.
Nel Nuovo Testamento, Gesù ribadisce l’importanza dell’adorazione autentica: Viene l’ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità (Gv 4,23). Qui l’adorazione è vista come un atto interiore, non legato esclusivamente a luoghi o rituali esteriori. La Chiesa primitiva sviluppa l’idea che l’adorazione si esprime pienamente nella celebrazione dell’Eucaristia, il sacrificio perfetto e l’incontro reale con Cristo.
3. L’adorazione nella vita spirituale. Adorare Dio non è solo un atto liturgico, ma uno stile di vita. Esso si realizza attraverso:
– La preghiera personale e comunitaria: L’adorazione si manifesta nell’adorazione eucaristica, nei salmi, e in altre forme di preghiera.
– La contemplazione: Un’adorazione silenziosa, in cui l’anima si unisce a Dio senza parole.
– Il servizio al prossimo: Come ricorda Gesù, servire gli altri è un modo di adorare Dio: Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,40).
4 – Gli atteggiamenti dell’adorazione:– Umiltà: riconoscere la propria dipendenza da Dio. – Gratitudine: lodare Dio per i suoi benefici. – Obbedienza: vivere secondo la Sua volontà. – Amore: l’adorazione è incompleta senza un cuore che ama Dio sopra ogni cosa.
5. Esempi biblici. – I Magi: dopo aver trovato Gesù, si prostrano e lo adorano, offrendo doni (Mt 2,11). Questo è un esempio di come l’adorazione sia accompagnata da un’offerta concreta. – Maria Maddalena: nel giardino, riconosce Gesù risorto e si inginocchia per adorarlo (Gv 20,16-18). – Il Salmista: venite, prostrati adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati (Sal 95,6).
6. Esempi storici. – Sant’Agostino: Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te (Confessioni). L’adorazione è il luogo del riposo dell’anima in Dio. – San Francesco d’Assisi si rivolge a Dio con parole di adorazione: “Altissimo, onnipotente, buon Signore, tue sono le lodi, la gloria e l’onore” (Cantico delle Creature).– Santa Teresa d’Avila: nel silenzio della contemplazione, adorava Dio con cuore puro, descrivendo l’adorazione come “l’amore che desidera solo Dio”.– San Giovanni Paolo II: L’adorazione ci guida verso un amore che non è fuga dalla realtà, ma un coinvolgimento più profondo con essa.